MISURATORE DI POTENZA NELLA CORSA: LE MIE PRIME ESPERIENZE

Nel ciclismo oramai non si fa altro che parlare di Watt. Altri parametri come velocità media etc. non vengono più presi in considerazione. Nella corsa ancora siamo agli inizi, in pochi sanno che è oggi possibile misurare la potenza come nel ciclismo, pochissimi la usano.

Io sono uno di questi, da qualche mese uso lo Stryd per misurare i watt nella mia corsa. In molti mi hanno chiesto a cosa servisse ed oggi voglio dare qualche prima indicazione sulla mia esperienza.

                Le unità di misura della corsa sono passo (min/km) e battiti cardiaci (BPM), il passo è quello più utilizzato. Quando senti parlare due runner l’argomento di riferimento è il passo che si riesce a tenere nelle varie distanze. Qualcuno usa il BPM come parametro per allenarsi ai giusti ritmi. Sono parametri ottimi però hanno dei punti oscuri che non permettono di essere dei parametri universali.

Il passo è condizionato da alcuni aspetti come il percorso, fare un passo in salita non è la stessa cosa che in discesa, per esempio. Questo si verifica anche nei vari test da campo che si fanno. I ritmi “studiati a tavolino” ricavati magari su pista o percorso pianeggiante, non sono attendibili in gara. In particolar modo in gare con sali scendi continui. Se poi parliamo di gare particolari come Trail e Campestri immaginate quanto sia difficile avere il parametro passo come riferimento. Se mi ritrovo in un percorso che non conosco, i dubbi su quanto posso spingere senza subire il finale è sempre difficile da determinare.

Il parametro BPM è sicuramente uno strumento già più evoluto e preferibile al passo. Però è molto condizionato da alcune variabili interne ed esterne. Tipo il caldo, l’umidità, la nostra condizione di omeostasi giornaliera, etc. quindi ci troviamo in alcuni giorni in cui non riusciamo a raggiungere i parametri voluti ed altri che ci arriviamo immediatamente. In oltre la difficoltà è dovuta al ritardo in cui il battito risponde allo stimolo, in particolar modo quello esplosivo e breve. Se parto per fare una salita il ritmo che raggiungo subito viene monitorato dal battito con un piccolo ritardo, la somma di tutti questi ritardi si paga alla fine. Si spreca più energia del dovuto.

Un altro esempio lo posso fare riferendomi agli allenamenti intervallati, che siano ripetute, variazioni di ritmo o progressivi e altri del genere. Generalmente se dobbiamo fare una ripetuta da 400mt, per esempio il giro della morte in pista, si rischia di partire molto forte per raggiungere da subito i parametri di riferimento come passo o battito per l’appunto, finire con il freno a mano oppure sfiniti. Chi ha esperienza in questo senso sa bene quanto sia difficile raggiungere la zona cardio o passo più alta. C’è un periodo di ritardo, quindi dei 400mt da fare ad un passo medio di 3’20” o bpm medio oltre 170 si fanno 200mt in realtà al ritmo dovuto.

Il parametro potenza ci evita tutto questo. Il parametro watt è scollegato dai parametri che influenzano le altre unità di misura, questo è possibile perché il calcolo dei Watt non è condizionato dal percorso, dal clima ed altro.  Con i watt si possono determinare le nostre capacità di mantenere una certa potenza per le diverse distanze (non entro nel tecnico, magari in un altro articolo), questi parametri li possiamo mantenere a prescindere da tutte le altre variabili. Con nessun’altra unità di misura è possibile per i motivi su descritti. Per questo motivo i test possono essere fatti su qualsiasi superficie non necessariamente in pista. La rilevazione dei watt è immediata, già dal primo passo. I lavori intervallati possono essere interpretati alla perfezione, dal primo metro impostiamo il nostro ritmo ai watt voluti e li manteniamo fino alla fine senza fare quella antipatica molla che ho descritto sopra. Stesso discorso si può fare per la tattica di una gara, non è mai facile partire piano per accelerare nel finale. Oppure impostare un ritmo da mantenere senza conoscere le variabili su descritte. Nella figura 1 potete vedere come un’interpretazione del genere in gara (maratona) ci permette di migliorare la nostra performance finale. Se dobbiamo correre a 200watt perché quella è la potenza che possiamo mantenere per il tempo previsto della corsa, riusciamo a farlo a prescindere dal percorso. Per cui in una gara non importa se ci sono salite o discese, se si tratta di un trail o campestre, il nostro parametro watt non varia. Nella foto 2 vi faccio vedere come nell’ultima gara di triathlon olimpico, che ho fatto, ho percorso gli ultimi 10km su un percorso ondulato ed il passo finale è stato costante a prescindere dal percorso (linea quasi retta superiore), permettendomi di migliorarmi rispetto alla stessa gara dell’anno prima di oltre 13 minuti.

In definitiva i watt ci danno un valore che è univoco a prescindere dalle variabili interne e/o esterne. Il vero valore che possiamo esprimere. Credo che nel giro di qualche hanno si potrà parlare di watt anche nella corsa come nel ciclismo.

Il cambiamento sarà lento e difficile, perché vorrebbe dire fare delle valutazioni oggettive delle nostre potenzialità. Oggi i corridori cercano gare in discesa per migliorare i propri tempi, e vantarsene per i successivi 20 anni, gli organizzatori fanno gare leggermente più corte per attirare sempre più corridori in cerca di Personal Best. Nelle varie competizioni non è raro vedere corridori che tagliano i percorsi per fare un tempo inferiore delle proprie possibilità. Con i watt questo non sarebbe possibile, però io spero sempre in un mondo migliore.

Vito Nacci

FIGURA 1. Differenza sulla tattica di gara. Gestita con la potenza ed il passo 

FIGURA 2.  Passo costante a prescindere dall’altimetria del percorso e la stanchezza di fine gara di triathlon, seguendo la potenza.

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